I grandi proprietari sono i veri padroni dei villaggi che si trovano sui loro terreni: così un solo personaggio può essere l’omdeh di tutto un distretto, l’uomo la cui volontà è suprema per il riparto delle imposte e l’appello dei servi della gleba. Così nei teftich appartenenti ai demani del vicerè, e dei membri della sua famiglia, ai quali si sostituiscono ora gli impiegati dei banchieri europei, la direzione amministrativa è fra le mani dei rappresentanti del padrone territoriale. Negli altri villaggi le funzioni del sindaco sono esercitate dagli sceik-el-beled, o «capi del popolo», amministranti ognuno un gruppo di famiglia: tal villaggio non ha che un solo sceicco, tal altro ne ha parecchi, fino a venti. In teoria sono eletti dal popolo, ma di solito la loro autorità si trasmette di padre in figlio, o in una sola famiglia per rango di età, dal padre al fratello, o dal padre ai figli od al nipote. In alcuni distretti lontani, specie nel Berari del delta, sono padroni assoluti, «piccoli re» le cui decisioni non ammettono appello(889).
APPENDICE
IL’ITALIA E I SUOI POSSEDIMENTI AFRICANI
1. La questione coloniale in Italia. — Per lungo tempo in Italia gli avversarî delle colonie tennero il campo per guisa da non lasciarvi penetrare un’idea diversa. Essi pensavano, con Pietro Verri, che «nelle nazioni dove la terra non è ancora popolata a quel segno cui naturalmente può esserlo, le colonie possono cagionare un primo danno colla spopolazione, ed un secondo coll’obbligo di mantenere grosse forze marittime», e andavano con lui ripetendo, che uno Stato non deve mai cercare di rendersi formidabile in altre parti del mondo, fino a che non sia formidabilissimo in quella ove si trova.
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