Nel Congresso che tennero nel 1869 a Venezia le Camere di commercio erasi pronunciato il nome di Sekeira, ad occidente dello stretto di Bab-el-Mandeb, a metà cammino fra Brindisi e Bombay; la dicevano ricca d’acqua, ferace, proprietà di un capo indigeno col quale sarebbe stato facile entrare in trattative. Contemporaneamente il professore Sapeto, che fu il primo, il più intelligente e infaticabile propugnatore di cotesto acquisto, propose la rada di Khur Omera, a 18 chilometri dello stretto che gli pareva adatta per ogni rispetto. Senonchè il compianto Rubattino, che amava condurre coteste imprese in modo spiccio, avendo bisogno d’una stazione per le navigazioni che aveva allora avviate, con grande coraggio, fra l’Italia e l’India, per prolungarle dipoi nell’estremo Oriente, mandò appunto il Sapeto a cercare dove se ne potesse avere una, incontrastata, facile, opportuna. Khur Omera era già inglese; Sekeira punto adatta; Ras Dumeira, presso a Raheita, troppo esposta ai monsoni. Laonde Sapeto fermò l’attenzione su Assab, una baia vasta e ben riparata, non priva d’acque, di facile approdo, vicina allo stretto e alla costa arabica: tutto quanto si poteva desiderare in quei luoghi per una modesta stazione commerciale.
Sapeto comperò, dunque, la baia, in nome del Rubattino, ma col consenso del Governo italiano, il quale sapeva bene di acquistarne la sovranità, con tutte le conseguenze. La comperò da due sultani dankali, Ibrahim ed Hassan, che ne erano, come si provò dipoi, assoluti sovrani, e insieme alla terra cedettero anche la sovranità politica.
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