Sapeto diede subito a caparra 250 talleri di Maria Teresa, moneta corrente in quei luoghi, e nel termine assegnato di cento giorni pagò i 6,000 dell’acquisto, più 2,100 in acconto d’altri maggiori. Il primo contratto del 15 novembre 1869 contemplava un breve spazio di terra chiuso tra il monte Ganga, il capo Lumah ed il mare: col secondo, dell’11 marzo 1870, vi si aggiunse tutto il tratto di terra che si dilunga fino alla gola di Alala, acquistato dal sultano Abdallah ben Sciahim.
Per anni parecchi, Rubattino tenne queste terre, incerto sul da farne, mentre in Italia se ne disputava così accanitamente la destinazione, ed aveva molti fautori l’idea di abbandonarle, come, del resto, aveva fatto, per suo conto il Governo, di fronte alle prime difficoltà nelle quali l’onorevole Visconti-Venosta si era allora imbattuto. Ma veduta quella opinione virar di bordo, la società Rubattino pigliò animo ancor essa, ed incominciò a veder chiaro nell’avvenire della colonia. Laonde, con un altro contratto del 30 dicembre 1879, il signor Sapeto, comperava le isole del gruppo di Darmakieh, all’entrata della rada di Buja, ch’erano state prese a fitto per dieci anni dal Rubattino fino dal 1870. Anche su queste isole il sultano Berehan «cedeva ogni diritto di proprietà e sovranità… in virtù del suo diritto incontestabile», trasferendo nel signor Sapeto il diritto di «disporne nel modo che più gli piacesse, col conseguente diritto di innalzarvi bandiera italiana». Un quarto contratto, del 15 maggio 1880, aggiungeva a questo arcipelago tutte le altre isole comprese nella baia di Assab, fra il capo Synthiar al sud e il capo Lumah al nord, e tutto il litorale chiuso fra quei due promontori per la larghezza di quattro miglia sino a Sceik Duran, e di due, da quel punto al capo Lumah.
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