Non vi è altro mezzo d’impedire il turpe traffico che di chiudergli gli sbocchi, ed il mezzo più efficace è quello di stabilire delle crociere. Così abbiamo fatto, in proporzione dei mezzi che avevamo a nostra disposizione. La capitaneria di porto di Massaua ha poi ordine d’esercitare la più attenta sorveglianza sui sambuchi che frequentano quella rada per impedire che vi si trafughino schiavi.
Le scuole elementari italiane che s’istituirono a Massaua, e alle quali si cerca di dare il maggiore incremento, promettono ottimi risultati. Si comprende quanto sia necessario che la nostra lingua sia prontamente diffusa, e non meno necessario è che molti dei nostri imparino l’arabo. È sorprendente il profitto che fanno nella nostra lingua i giovani indigeni dei due sessi, molto superiore a quello nella lingua francese che s’impartisce nelle scuole della missione francese tenute dalle suore della carità. In un esperimento eseguito, nello scorso aprile, in presenza del generale comandante e di numerosi invitati, quei giovani dimostrarono di potere, in meno di quaranta lezioni, rendersi abbastanza padroni della nostra lingua, sì parlata che scritta, e di pronunziarla con giusto accento. Altre scuole d’italiano si aggiungeranno alle scuole locali d’arabo. Per accertare l’entità e l’impiego dei beni spettanti alle opere pie musulmane (vacuf) di Massaua, i bisogni di questi luoghi pii e delle scuole d’arabo, il generale Genè nominò una Commissione di notabili musulmani sotto la presidenza del segretario per gli affari indigeni.
| |
Massaua Massaua Massaua Genè Commissione
|