Per ora solo la media e l’alta Abissinia, per ragioni topografiche, coi loro limitati prodotti e coi più limitati bisogni, dovrebbero necessariamente far capo a Massaua. Ma, più che verso l’Abissinia, Massaua mira e deve mirare ad estendere i suoi commerci col Sudan. Il Sudan, che consuma e produce molto, e i cui prodotti naturali sono ora accumulati dopo tre anni di guerra, aveva tre grandi strade pel suo commercio: quella del Nilo, quella di Suakim, quella di Massaua(897). Sulla via che fa capo a Massaua, la sola rimasta aperta, dobbiamo ora sforzarci d’attirare il commercio; nè dubitiamo che continuerà a percorrerla, anche quando si riaprissero le altre due strade, per l’abitudine che hanno le carovane di battere la stessa strada e servirsi degli stessi recapiti nei luoghi d’arrivo. Gli scambi con le provincie più lontane del Sudan si sono già iniziati. Alla fine dello scorso aprile giunse felicemente a Massaua una grande carovana proveniente da Cassala, attraverso i territori degli Habab e dei Temeriam, ed un’altra è giunta, ai primi di giugno, di oltre 700 cammelli, carichi di gomme. Fatto notevolissimo, che prova come le relazioni fra Massaua ed il Sudan possano attivarsi per quella via, lasciando da parte la strada di Keren, ed evitando le vessazioni degli Abissini, il maggiore ostacolo al passaggio del commercio per la via via Cartum-Cassala-Massaua. Il nuovo cammino, poco più lungo di quello che attraversa il paese dei Bogos, ma in compenso più facile in ogni stagione, potrà essere sempre più comodamente percorso quando avremo fatto sentire con maggiore efficacia la nostra azione pacifica sulle tribù intermedie.
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