Il servizio delle casse postali di risparmio funziona egregiamente a Massaua fin dal 7 aprile scorso, con le stesse norme vigenti negli uffici del regno. I proventi postali sono calcolati nel bilancio coloniale a lire 30,000 all’anno.
Massaua, come Assab, non sono collegate all’Italia col filo telegrafico. Gli studi per unire quei due punti coll’isola di Perim sono però bene avviati, e si spera che la relativa convenzione con una società assuntrice dei lavori potrà essere presto presentata alle Camere. Presentemente i telegrammi diretti a Massaua si spediscono ad Aden (lire 4,05 per parola), di dove proseguono a destino col vapore settimanale, o con qualunque altro mezzo disponibile. La spedizione dei telegrammi può farsi anche a Suakim, che è unito alla rete europea, apponendo sull’indirizzo l’indicazione: Care of British Consul, o per mezzo di quel regio agente consolare d’Italia. In questo caso, da Suakim proseguono a destino coi vapori quindicinali della società chediviale. Il comando superiore di Massaua corrisponde mediante un filo telefonico con l’ospedale di ras Mudur, e mediante un filo telegrafico coi distaccamenti d’Archico, Moncullo, Otumlo e campo di Gherrar.
Con ottimo consiglio, fu istituita dal comando superiore una Commissione sanitaria coloniale, con giurisdizione pure sul servizio sanitario del porto e su tutto ciò che in genere si attiene con l’igiene. Essa funziona dal principio dello scorso maggio. Per la cura degli ammalati si stabilirono a Massaua due ospedali; uno a terra, fra il forte di ras Mudur e la città, l’altro galleggiante sulla nave «Garibaldi», entrambi capaci di 200 letti circa.
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