Ras Gobanà trasportò il suo quartiere generale nel Caffa per intraprendere la conquista degli Ualagga e d’altre tribù poste a mezzogiorno di cotesto impero. Secondo il Cecchi, diventarono così tributari di re Menilek i Soddo-Galla, i Cabiena, i Guraghè, i Tadalliè, i Botor, i Ciorà, ed i regni di Limmu, Gimma, Gomma, Ghera e Caffa, cioè quante tribù s’accolgono nel bacino del Ghibiè e degli affluenti suoi. Notiamo di passaggio, che contemporaneamente Ras Adal, un altro tributario del Negus dei Negus, fatto re del Goggiam col nome di Teklà Aimanot, ridusse a tributo buon numero delle popolazioni abitanti il bacino del Diddesa e dell’Abai, cioè Gudrù, Horro-Galla, Liben-Galla, Gimma Rora, Lagamarà, Gimma Hine e le tribù di Sciangalla che abitano le rive del fiume Baro. Nel 1886 poi, re Menilek, assodate le conquiste del sud, volse all’oriente, disegnando forse di spingersi sino al litorale, e dopo una breve e fortunata spedizione si impadronì dell’Harar, vendicando, questo re scioano appena civile, il miserando eccidio dei nostri.
Questi fatti gittarono luce nuova sui vincitori e sui vinti, accrebbero loro interesse, e mutarono profondamente le condizioni dell’Africa orientale nell’interesse della civiltà, dei commerci e delle esplorazioni geografiche. Non sono trascurabili anche sotto l’aspetto politico, nei nostri presenti rapporti coll’Abissinia, mentre ne traggono nuova importanza le opere monumentali, specie del Massaja e del Cecchi, che illustrano quelle regioni e furono pubblicate quando era già stampato questo volume.
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