Ebbe tutta questa parte d’Africa orientale il suo periodo di civile splendore, e col nome di Etiopia, che le dovrebbe essere serbato in luogo di quello arabico, ai nativi dispetto, di Abissinia, segnò pagine immortali nella storia. Basti dire che ebbe non piccola parte alla potenza e alla civiltà dell’Egitto, e vanta tra i suoi re quella Saba, che innamorò di sè il gran Salomone, e determinò tutta una rivoluzione politica, religiosa, civile, compiuta dal figliuolo di questi amori leggendari, il primo Menilek. Ma la storia degli Etiopi rimase oscura ad onta di queste influenze israelitiche; sappiamo di Cambise che ne tentò invano la conquista per le vie di terra, di Tolomeo Evergete che fallì alla stessa prova per quelle del mare; sappiamo di Giustiniano che richiede d’amicizia i re etiopi, divenuti da Axum padroni del mar Rosso per commerciare più sicuro colla Cina; sappiamo che verso il 333 si introduce sulle rovine delle credenze israelitiche l’innesto cristiano. Ma più tardi, quando la scimitarra caccia gli Ebrei come non aveva saputo la spada di Tito, emigrano in così gran numero ad Axum, che si impadroniscono del regno, e per opera di un’altra loro regina, Giuditta, vi instaurano il culto di Jehova. I discendenti di Saba si succedono così nello Scioa, che oppone per secoli valida resistenza ai nuovi imperatori di Axum, finchè il cattolicismo di nuovo prevale. Ma il ristaurato impero etiopico rapidamente decade e si spezza, perchè le popolazioni del litorale abbracciano l’islamismo, e Berbera, Zeila, Tagiura, Harar, Massaua diventano centri musulmani, i quali, eccitati dal fanatismo religioso si rivoltano contro l’imperatore cristiano, e sottraendosi al suo dominio, precludono agli abitanti dell’interno le vie del mare.
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