Poi, cresciuti di numero e d’audacia, invasero la terra che da loro si chiamò degli Uollo-Galla, e penetrarono nell’Amhara, con grande strage di abitanti e devastazione del paese. Ma i governatori dello Scioa non tardarono ad avere il sopravvento, e nelle continue lotte contro cotesti Galla trovarono un alimento alla loro potenza, ed i mezzi di resistere al predominio dell’imperatore etiopico, che doveva di tratto in tratto usar loro i maggiori riguardi e riconoscerne la sovranità. Non ricorderò i singoli avvenimenti di una storia che si svolge monotona e uguale, se non in quanto giova ad illustrare gli avvenimenti contemporanei. Assassinato Uossen-Seghed nel 1811, gli succedette il figlio Sella-Sellassiè, che usurpò il trono (algà) al fratello maggiore, e lo tenne per trent’anni incatenato insieme con gli altri fratelli, a Gonciò. Ma fu monarca potente e fortunato; vinse i Galla, riedificò Debra-Berehan, Angolola ed altre città da essi distrutte, fortificò Antottò, e fu una vera provvidenza per i sudditi, specie nella terribile fame di San Luca, del 1835. Impedì che gli Inglesi si stabilissero da padroni nel paese al seguito di Harris, e chiese invece a Pio IX un vescovo, che fu monsignor Massaja. Sotto il di lui regno lo Scioa venne diviso in quattro provincie, governate ciascuna da un abbagas e suddivise in distretti, comandati da semplici capi, atò e poi balambaras. La provincia settentrionale si estende dal fiume Uait al fiume Cià-cià, presso al confluente del Bascilò; la meridionale dal fiume Beresa all’Hauash; l’orientale comprende i paesi dall’orlo dell’altipiano sino alla pianura degli Afar, bagnata dal fiume Hauash; l’occidentale i paesi che sono tra i fiumi Abai e Mens.
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