Il Bascilò, a differenza degli altri fiumi, ha sponde rocciose ed appena ricoperte da poche mimose nane, da alcuni fichi e da vari tamarindi. Venendo dal mare si ascende all’altipiano scioense per tre grandi terrazze: la prima si innalza dolcemente dai deserti infestati dai Somali afar, sino a Farè; la seconda, alla quale bisogna arrampicarsi come le capre, attraverso un paese tormentato dall’azione delle acque, è costituita da una serie di ripiani, che sovrastano di mille metri alla regione precedente; la terza è formata dalle montagne, nelle quali più di una volta i re dello Scioa trovarono un rifugio contro i loro nemici. La seconda zona, dove sono i villaggi di Mahal-Uong, Ancober ed altri e la stazione di Let-Marefià, è la più fertile, perchè vi si accolgono tutti i detriti, che cadono dalle alture circostanti, e per le favorevoli condizioni metereologiche. Le pioggie che cadono talvolta anche fuor della stagione ordinaria permettono di fare sino a tre raccolti l’anno. È un luogo di delizie, in cui, oltre alla vita comoda, tranquilla, beata, si gode di una perpetua primavera, abbondando non solo i cereali, ma la canna da zucchero, il caffè, i banani, i cedri, i limoni. In quella vece, la zona inferiore è arida e nuda, e raggiunge in certi punti la temperatura del deserto, sì che vi crescono soltanto, tra siepi alte d’euforbie, il cotone, il durra e pochi altri prodotti. Sono tutte regioni le quali attestano, colla loro forma e colla loro costituzione geologica, d’essere state spettatrici di grandi commozioni vulcaniche.
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