Già dissi come lo Scioa, circondato da due parti da popolazioni ostili alle amariche per le diverse origini, per costumi e per lingua, per istituzioni religiose e politiche, per tradizioni e per interesse, deve trovarsi quasi sempre in armi contro di esse, e dominarle col terrore, se non con effettiva imposizione di sudditanza e di tributo. Krapf, Tutschek e Heichen suddividono i Galla in un gran numero di tribù, e si denominano essi medesimi Orma, Ilmorma od Oroma. A nord si appoggiano all’Abissinia, nella quale non poche tribù loro sono penetrate; ad oriente si spingono sino al mare, traverso gli Afar o Danachili, e più giù sino ai Somali; nel sud, per quanto si sa, arrivano alle falde del Chenia e del Chilimangiaro, mentre ad ovest le loro estreme tribù si specchiano nei laghi Alberto e Vittorio, confondendosi con varie popolazioni della Nigrizia. Si distinguono specialmente: gli Abicciu e i Soddo Galla in sui confini meridionali dello Scioa e tra i Guraghè; gli Uollo-Galla a nord dello Scioa; gli Arussi e gli Itu Galla sui confini degli Afar e dei Danachili; i Meccia Galla nelle montagne che da essi traggono il nome ed altri. Appartengono alla loro stirpe anche i temuti Masai e gli Uacuafi, sebbene spesso in guerra con essi. A dir breve, occupano una superficie grande forse tre volte l’Italia, e sono computati dal Krafat fra sei ed otto milioni, cifra che dopo le esplorazioni italiane può esser tenuta piuttosto inferiore al vero. Abitano un paese, il quale, per quello che ne sappiamo, deve essere tra i più seducenti dell’Africa, perchè elevato, ricco d’acque correnti e d’ogni dono di natura, dotato d’un clima relativamente temperato ed in molte regioni salubre.
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