Il lutto si celebra e si osserva con cerimonie assai severe, come in Abissinia. Hanno feste numerose e solenni, specialmente il Mascàl, grande solennità nazionale e religiosa, che dura tre giorni (17 al 19 settembre) con banchetti pantagruelici, fuochi di gioia e processioni interminabili.
Il clima del paese è relativamente temperato, causa la sua altitudine media di 2000 metri. Piove da giugno a mezzo novembre, qualche volta anche, con molta violenza, negli altri mesi. Le vette che si elevano ad est sino a 3600 metri, la copiosa evaporazione dei molti fiumi, la prossimità dell’equatore, le vaste e numerose foreste, sono le cagioni di così straordinaria umidità, che non è però, di per sè sola, fatale all’Europeo. La giacitura intertropicale del paese e la fertilità propria del terreno eminentemente vulcanico inaffiato da tante pioggie, sono causa d’una sorprendente vegetazione, colla quale va di pari passo una fauna non meno ricca e svariata. Vi prosperano a meraviglia il cotone, l’indaco selvatico, il caffè, la musa ensete, il mais, il sorgo ed altri cereali. Ma i Caffecciò non si dànno gran cura di coltivare le terre che può lor dare o togliere un capriccio dell’imperatore, mentre non avrebbero l’agio di venderne o permutarne i prodotti sovrabbondanti. Il caffè, che la maggior parte dei botanici asserisce originario dall’Arabia, secondo Massaja ed altre autorità, sarebbe invece originario dal Caffa. Ivi soltanto cotesta rubiacea cresce nei boschi così spontanea e con tanta forza di vegetazione, e gli abitanti lo mangiano anche salato e fritto al burro.
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