Nel regno vi sono anche tintori, conciapelli, sellai, muratori, cappellai, parrucchieri e tornitori, i quali ultimi sono abilissimi nel fabbricare bicchieri di corno di bufalo, vasi a calice per il caffè, coppe e barattoli in legno, dove le donne serbano il burro per ungere sè medesime ed i mariti.
Nel Ghèra, allo stesso modo che nel Limmu e nel Gomma, non vi sono villaggi, nè regolari borgate, come quelle descritte dai viaggiatori in alcune regioni equatoriali dell’Africa, ma, soltanto capanne isolate o riunite a gruppi, che bastano a contenere dieci a quindici famiglie. Sono generalmente costruite in canne di bambù, ingegnosamente contesse, con tetti conici appoggiati ad un grosso palo mediano. Nelle dimore dei capi, le pareti sono doppie, e intonacate d’argilla, mista a sterco di vacca ed a paglia di tief, che viene poi imbiancata. Il tetto è coperto per uno strato di 30 centimetri d’una finissima graminacea, o di un sottile strato di fieno palustre, se la capanna è povera. La capanna è divisa in più parti con tralicci di canna, colorati in nero o rosso, e preceduta da un porticato chiuso ai due lati, che serve di stalla e di magazzino. Se non vengono riparate con cura, queste capanne presto s’aprono ai venti ed alle pioggie, ed agli Italiani toccò più volte ricoverarsi malamente così da invidiare assai le tende dei mercanti arabi. La grande capanna che serve pei ricevimenti reali nel Ghèra ha un diametro di 15 metri, e intorno intorno, con un intervallo di 6 metri, corrono alte colonne, formando una corona circolare, che per un terzo s’apre a porticato, col tetto adorno di eleganti stuoie colorate, mentre il resto dell’ambiente è scompartito in modo da servire agli usi e ai bisogni della famiglia reale.
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