La loro bevanda è o tallà (birra) fatta con orzo, o zengadà, tief, o teg, che è formento mischiato ad una pianta che ha proprietà inebrianti, detta ghesciò, ovvero ad un’altra più forte chiamata ted. Dal teg con lambicchi di vasi di terra e tubi di canna ricavano dell’acquavite chiamata araki. Nel mangiare non si servono che del coltello per tagliare la carne; i loro piatti sono l’engierà, le loro forchette e cucchiai quelli che ha loro dato madre natura. Questi loro cibi tanto semplici dovrebbero essere altrettanto sani, ma ciò non è; nè quel mangiare carne cruda li rende forti e robusti, come si potrebbe supporre. Al contrario un uomo che da noi ha una forza ordinaria, qui sarebbe un Ercole; hanno agilità, ma non forza nei muscoli; sono eccellenti camminatori, non buoni alle dure fatiche. Sono tutti indistintamente affetti da una ben incomoda malattia, la tenia, che essi chiamano kusso dal rimedio dei fiori di questo prezioso e bellissimo albero che spontaneo vegeta nei voina-degà e nelle kolla meno basse. Cominciando dal Re, tutti indistintamente, una volta al mese, bevono un’infusione di 30 a 35 grammi di fiori di kusso in polvere. Quel giorno anche ai servi è dato il più completo riposo, e gli addetti alla casa del Re nella sera ricevono in dono un montone ed un gombò di teg, perchè possano riacquistare il più presto possibile le forze indebolite dall’energico rimedio.
Essi sanno benissimo che la causa di questo grave fastidio la devono ripetere dal mangiare carne non cotta, ma non se ne sgomentano, anzi la maggior parte lo ritengono come mezzo igienico che li salva da mali maggiori e se perdono la tenia fanno tutto il possibile perchè torni.
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Ercole
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