Ma di tutto ciò, in questo stesso volume, si parla di proposito altrove.]
(445) Notas del Viaje por Etiopia.
(446) Esploratore, settembre 1884.
(447) CHIARINI e CECCHI, memoria citata.
(448) [Si veda la nota a pagina 335 e la prefazione del volume.]
(449) [Si leggano su questo paese, che l’autore scrive Harrar, e noi, attenendoci all’autorità grande del Cecchi, Harar: CAHAGUE, L’Harar negli ultimi secoli (Bollettino della Società Geografica Italiana, 1883, p. 520 e seg.). – PAULITSCKE, Lettere e notizie varie sull’Harar, ivi, 1885, 1886, pag. 397-400. – Vedasi specialmente il pregevole lavoro, con carta: La regione dei Somali, L’Harar e le tribù occidentali dei Galla, secondo le ultime esplorazioni, ivi, 1886, pag. 58-67. – Il Cecchi, che la visitò nel 1881, così la descrive (vol. I, pag. 618 e seg.):
«Harar, entro il circuito delle sue mura, sopra una superficie di circa 380,000 metri quadrati, conta una popolazione di 32,000 abitanti. La città è tutta circondata di mura, in generale non molto alte, variando esse da metri 1,50 in alcuni punti, fino a metri 4 in alcuni altri. Queste, come del resto le case, sono costruite con pietre del luogo, cementate fra loro da un’argilla ocracea di facile impasto, ma tenacissima e che indura coll’azione dell’aria. Con quella cinta di mura, essendo le vicine popolazioni sprovviste di armi da fuoco, Harar si presenta abbastanza difesa. La rendono poi quasi inespugnabile 24 torri merlate, che in giro guardano i punti più esposti. Ogni torre reca al piede una pubblica porta, che si apre al levar del sole e si chiude impreteribilmente appena avvenuto il tramonto.
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