Ci fu detto che appena un anno avanti il nostro arrivo, le acque delle fogne trovavano lo scolo attraverso a grandi fori aperti nella muraglia di cinta, e che per questi fori era più volte accaduto che penetrassero nottetempo leopardi e jene, che avevano divorati parecchi disgraziati, i quali, per mancanza di alloggio, solevan prendere sonno all’aperto. Le monete in corso nell’Harar sono i talleri di Maria Teresa, le piastre egiziane, le lire sterline, i megidié turchi e le ghinee dell’Egitto. Gli emiri dell’Harar aveva una moneta speciale, oggi caduta in disuso. I principali articoli d’importazione in Harar sono: sale trito, riso, datteri, sapone, conteria, cotonate bianche e turchine, candele, fiammiferi, tabacco e carta da sigarette, vestiti per gli Europei ivi stanziati. Gli indigeni non consumano che il riso, il sale trito, le cotonate, le conterie e i fili metallici. Essendo così limitati i costumi, la sola importazione non può offrire considerevoli vantaggi; perciò i mercanti stabiliti in Harar si occupano anche della esportazione, costituita specialmente di caffè, pelli ed avorio. Il caffè, nella massima parte, proviene dal paese degli Ittù-Galla. Se ne incontrano le prime piantagioni a due giorni di distanza da Harar. Al principio di ottobre ha luogo il raccolto di questo prodotto. Alla fine dello stesso mese e nei seguenti, novembre, dicembre e gennaio, esso è portato in Harar, entro sacchetti di pelle di forma quadrata, detti dabulé, ciascuno dei quali pesa quattro frasle (64 chilogr.
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