La posizione geografica corrisponde allo sviluppo delle forme: la configurazione generale delle rive dell'Italia forma come una transizione tra la Grecia ridente che serba ancora la grazia e l'incanto dell'Oriente, e l'Iberia grave e massiccia che già ci fa indovinare gli altipiani dell'Africa.
Nel suo complesso, la penisola italiana offre un notevole contrasto con quella dei Balcani. Questa è rivolta specialmente al mare Egeo e guarda ad Oriente, la parte veramente peninsulare dell'Italia, al sud delle pianure lombarde, appare invece più animata nella sua faccia occidentale. Le rive del Tirreno offrono porti più sicuri e numerosi; su questo mare, aperto verso l'Oceano, si dilungano le più ampie e fertili pianure, per modo che le campagne all'ovest degli Apennini nutrirono in ogni tempo le popolazioni più attive, più intelligenti e politicamente più importanti; si direbbe che questo è il lato della penisola in piena luce, mentre il versante adriatico, rivolto ad un mare quasi chiuso, sovra un golfo, giace, per così dire, quasi nell'ombra. Vero è che verso l'estremità meridionale della Penisola le pianure feraci della Puglia, volte ad Oriente e bagnate dall'Adriatico, sono più ricche e popolate delle regioni montuose dell'aspra Calabria; tuttavia anche qui la vicinanza della Sicilia finì coll'assicurare la preponderanza al litorale occidentale. All'epoca della grande influenza della Grecia, quando Atene, le città dell'Asia Minore, le isole del mare Egeo, erano il punto di partenza d'ogni iniziativa, le repubbliche volte ad Oriente, Taranto, Locri, Sibari, Siracusa, Catania, avevano sulle città del litorale occidentale una incontestabile preminenza.
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