Quasi completa è questa denominazione alla fine dell'era pagana, quando il confine dall'Arsa, dove sbocca nel Quarnero, seguendo, per quanto era nota, la cresta delle Alpi, riesciva al Varo, sì che Plinio dopo averne entro questi limiti enumerati i popoli alpini, esclama: haec est Italia, diis sacra, haec gentes ejus, haec oppida populorum. Più tardi vi si compresero la Sicilia e le altre isole, quando Diocleziano rimaneggiò l'impero, e costituì la Diocesi d'Italia: si ebbe così definitivamente il bel paeseCh'Apennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe.
CAMPAGNA ROMANA - AVANZI DELL'ACQUEDOTTO CLAUDIO SULLA VIA APPIA.
Da una fotografia dello stabilimento Alinari di Firenze.
[vedi figura 009.png]
Ormai l'"espressione geografica" era completa, e poco importa se la politica per secoli non la riconosce. Le carte geografiche del medio evo, con mirabile accordo, disegnavano le Alpi, come una muraglia che divide l'Italia dalla Germania e dalla Gallia. Sebbene si limiti ancora al Regno Longobardo, e Ruggero II normanno si chiami re di Sicilia e d'Italia, l'idioma volgare che sorge e si diffonde, aggiunge un altro elemento di unità al "bel paese là dove il sì suona". La repubblica italiana del gennaio 1802 e il Regno d'Italia del 1805 rinnegano ancora i confini della natura, ma appunto il principe di Metternich, nel dispaccio memorabile del 6 agosto 1847 agli inviati austriaci all'estero, la chiama "una espressione geografica", quello che pochi altri Stati d'Europa furono mai, quello che non fu nè sarà mai l'Austria, una espressione geografica, che, cementata dall'etnografia, dalla lingua, dalla storia, diventò alfine anche una espressione politica.
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