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      Ancora giacevano nelle tenebre della barbarie primitiva tutti i popoli dell'Occidente quando, già fiorita d'arti e di lettere, l'Etruria stringeva in lega gagliarda la città fra il Tevere e l'Arno, ricacciava forse alle colonie litorali l'invasione pelasgica, e spingendo le robuste propaggini sino ai piedi delle Alpi e ai due mari, infornava a reggimento federale tanta parte della penisola. Ma la mistica luce dei sepolcreti di Vetulonia, già ottenebrata nelle paci inoperose e nelle guerre infeconde, presto fu vinta dal baleno delle brevi spade romane. E in men di due secoli Roma diventò il centro di tante genti, che acquistata la comunanza delle nozze, degli uffici, delle formole legali, mutando i vinti meglio in alleati che in sudditi, condussero la Repubblica a tale rigoglio da spegnere ogni tentativo di emuli in Africa e in Grecia, ed assurgere sovrana in tutto il Mediterraneo. Ma quando allo strazio e alle rovine delle parti civili si unisce lo strazio della guerra italica, e si avvicendano dittature e proscrizioni, la fortissima stirpe, strumento al genio di Cesare e alle ambizioni di Augusto, si va esaurendo sotto i successori, mentre da lungi s'addensa il nembo barbarico, mentre un nuovo principio d'associazione spontanea nelle vietate catacombe corrode le fondamenta dell'immane edificio.
     
      N. 2. -- ROMA E L'IMPERO ROMANO.
     
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      Ancora dura, è vero, la vigoria degli intelletti e degli studi, postuma fioritura di germi scaldati dal sole della libertà, procede non interrotta la serie delle emancipazioni civili, e trionfi coi giureconsulti nel privato diritto la saviezza che informerà i codici futuri; ma i Cesari, sempre più schiavi delle loro libidini e dei pretoriani, non sanno altrimenti sottrarsene se non abbandonando l'Italia e foggiando l'impero ad autocrazia orientale.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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