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      Di fronte ad essi dovettero ottundersi le esorbitanze feudali, mentre si sviluppò la coscienza delle masse popolari, e gli Statuti affermarono il dogma della sovranità popolare e prepararono il trionfo della democrazia.
      Si direbbe che allora più che mai si mostrano i frutti della configurazione del nostro paese. Le divisioni imperversano fra i suoi cittadini, persino "fra quei che un muro ed una fossa serra", trascinati a dritta od a manca nelle lotte del sacerdozio e dell'impero, guelfi o ghibellini, impotenti sempre ad assurgere a qualsiasi idea unitaria, che manca, infatti, anche nelle pagine più sublimi della nostra storia. Infeconde restavano così le glorie della Lega Lombarda; che se i collegati di Pontida mostrarono come si poteva rintuzzare lo straniero, allentati i vincoli della servitù comune, ogni città paga delle proprie franchigie, e dall'altare su cui avrebbe dovuto deporre le misere gelosie, trae le pietre per ricostruire i propri valli. Così rifioriscono le arti, prosperano i commerci, si erigono monumenti superbi, si diffondono riveriti e tenuti fino all'Africa ed all'ultimo Oriente i nomi d'Amalfi, di Pisa, di Genova, di Venezia, e negli Statuti si ammira una meravigliosa sapienza civile, ma il tarlo delle fazioni corrode l'edificio, le influenze oltramontane lo scrollano, e le alleanze e gli accordi dettati da angusti e transitori interessi, profittano solo all'ambizione di un pontefice o di una famiglia signorile. Tutte le occasioni che la storia e la fortuna ci avrebbero offerte per comporci ad unità sono peggio che inutili: il concetto di Gregorio VII riesce rimpicciolito e degenere nei successori; Federico II, appena l'idioma, l'ingegno, i baldi propositi lo chiariscono italiano, si vede sorgere dovunque ostacoli, si sente spezzato nelle mani dalle folgori papali il fascio dell'italica monarchia, ed anche Manfredi passa come gli altri, quantunque avesse cuore d'eroe, antenati gli Svevi, amici che ancora grandeggiano in Dante.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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