Roma mantenne la sua potenza finchè durò l'equilibrio geo grafico del mondo mediterraneo. "Roma caput mundi regit orbis frena rotundi". Ma i confini del mondo man mano andarono allargandosi, e dopo che per le guerre contro i Parti e le sue invasioni nell'interno della Germania essa venne a contatto da una parte con l'Oriente, dall'altra con codeste regioni senza confini ben conosciuti, percorse dai barbari, l'urbs, la "Città" per eccellenza, non si trovò più nel bel mezzo del mondo, e la grande vita delle nazioni europee spostò i suoi centri d'attività verso il nord e il nord-ovest. Rutilio Numaziano non poteva più dire che Roma era patria di tutte le genti: "Urbem fuisti quae prius orbis erat". Già verso la fine dell'impero venne sostituita da Milano e da Ravenna; quest'ultima città diventò la sede dell'Esarcato, poscia la capitale dell'impero dei Goti. La decadenza della città dei Cesari era definitiva. Vero è che agli imperatori succedevano i papi, essi pure pontefici supremi, benchè di un culto nuovo; come l'ombra segue il corpo, così la tradizione volle prolungare le istituzioni politiche oltre il termine naturale di loro durata: l'unità della Chiesa si sostituì a quella dell'impero. La sovranità di Roma era diventata un vero dogma politico e religioso. Decaduta dalla signoria politica, vinta, conculcata, la città regina risorge armata di nuova potenza, e, fatta centro della fede, riconquista sui popoli un nuovo dominio, più sicuro e formidabile dell'antico. Regna negli animi una credenza che Roma, sortita dalla divina provvidenza ad essere la reggitrice perpetua dell'uman genere, non può morire, ed è serbata a vedere la consumazione dei secoli.
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