Nelle regioni industrialmente più forti si aguzzano e si manifestano specialmente gli ingegni dei dotti e degli inventori, che non la cedono punto a quelli degli altri paesi civili.
La stessa rapidità di questi progressi determina però un crescente squilibrio a danno dell'Italia meridionale, che neppur da lontano ha potuto seguire questo sviluppo di commerci e di industrie. Ben è vero che vi ebbe un grande sviluppo l'agricoltura, che la coltura della vite e del frumento furono notevolmente estese e migliorate, e, con savio accorgimento di trattati e di tariffe ferroviarie, si cercò di agevolare lo smercio dei prodotti del suolo anche all'estero. Ma la trasformazione intellettuale e morale fu anche meno rapida e fortunata della trasformazione economica, e fuor di alcune città, come Napoli, che seguirono il generale progresso, troviamo ancora troppo vivi i ricordi e le impronte di governi che si fondavano essenzialmente sull'ignoranza, sulla corruzione, sulla trascuranza dei più legittimi interessi dei meno abbienti. Le condizioni della proprietà fondiaria schiacciata da mutui usurari, vi riescono più difficili, l'imposta torna meno sopportabile, il lavoro manuale è retribuito in modo da non bastare talvolta ai più urgenti bisogni, e quindi sono maggiori le difficoltà dell'amministrazione e le preoccupazioni del Governo; e si invocano riforme fondiarie, tributarie, amministrative, tali che veramente giovino a migliorare anche le condizioni di queste regioni, e sovratutto delle isole, che sono le meno fortunate e ben poco seppero sino ad ora profittare della loro importante posizione nel Mediterraneo.
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