A mezzodì dell'Apennino, lungo la costa tirrena e nelle isole vivevano gli Ibéri, dolicocefali, di una razza camitica che si direbbe affine ai Berberi, completamente scomparsa oggidì, se pur non vi si connettono i Baschi. I Liguri occupavano gran parte dell'Italia superiore e media, e furono ricacciati nelle sedi cui serbarono il nome, degli Itali, degli Etruschi, dei Galli, abbandonando le palafitte dei laghi alpini, rotti alle fatiche, espertissimi della navigazione, duri et agrestes, che resistettero lungamente ai Romani, e si fecero temere anche poi. Dall'oriente vennero invece i Japigi, i Messapi, i Liburni, i Veneti, distinti per gradi diversi di secoli e di coltura, ciascuno con una propria storia, ma derivanti dal comun ceppo illirico; i Veneti si aprirono la via fra l'oscuro popolo degli Euganei e penetrarono fino al Mincio, dove gli avanzi delle palafitte liguri segnano forse il limite della resistenza di queste ultime genti. Anche gli Itali vennero dalle aperte porte orientali o forse dai valichi delle Alpi, tentando di costituire sulle rive del Po, mille anni prima che su quelle del Tevere, la civiltà italica. Soggiornarono forse a lungo in quella valle prima di scendere alle loro sedi storiche e distinguersi nelle varie famiglie degli Umbri, degli Osci, dei Latini, degli Ernici, dei Peligni, dei Volsci. Più oscura è l'origine degli Etruschi, che pure occuparono così gran parte della terra e della storia della penisola, ne furono la gente più civile, e vi lasciarono monumenti preziosi, sebbene già al principio del periodo storico si trovino ridotti ai più angusti e noti confini, memori appena d'essersi distesi sulle valli dei tre massimi fiumi e sino alle pianure campane.
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