Invece il bacino glaciale della Dora Baltea è uno dei più vasti delle Alpi italiane, anzi quello dove si annoverano i ghiacciai più poderosi. Più di venti ne vanta il Gran Paradiso, vastissimo fra tutti quello della Tribolazione, e tra i maggiori si ricordano il ghiacciaio del Ruitor, quelli vasti come un mare del Monte Bianco, che scendono così bassi da allettare anche i più timidi curiosi delle loro bellezze, ed i ghiacciai di Zardesan dei fianchi del Monrosa, i quali tutti insieme distesi occuperebbero l'intera valle della Dora sino ad Ivrea, come fu occupata in altre età. Il Monte Rosa è vestito di altri ghiacciai non meno importanti che alimentano la Valle Anzasca, e si ammirano da Macugnaga; ma il sistema del Ticino e del Lago Maggiore novera piuttosto numerose vedrette, come quelle che incoronano le erte giogaie del Sempione, e le altre appartenenti alle Alpi centrali.
Dai ghiacciai, dalle vedrette, ed anche da minori altezze, le nevi accumulate nell'inverno, quando coprono casolari e persino interi villaggi, formano paurose valanghe: nell'inverno la violenza dei venti distacca masse di recente neve, che rotolano sui declivi e precipitano a valle; in primavera le nevi accumulate sui ripiani, squilibrate dall'azione del sole, staccate dal movimento più lieve dell'aria, precipitano con spaventosa rovina, travolgendo roccie e massi enormi, schiantando piante secolari, rovinando casolari e villaggi, seminando dovunque la desolazione e la morte. Per questo si cerca di proteggere i villaggi con fitti boschi, ed anche con dighe o palafitte, le strade con salde gallerie o tettoie, che resistano all'urto.
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