Alle sue estremità sorgono Orta ed Omegna, sulla riva orientale corre la ferrovia da Gozzano a Domodossola, e dirimpetto ad Orta sorge l'isola di San Giulio, che basta appena al seminario e alla chiesa che l'occupano tutta. Più su, nelle alpi di Valle Anzasca, s'appiatta il laghetto di Mattmark, colle sue acque lattiginose, il lago del Gorner arresta chi sale la Nordend del Monrosa, ed il lago d'Antrona ricorda il disastro che lo formò il 27 luglio 1642, quando una immensa frana, staccatasi dal fianco orientale del monte Pozzoli, seppellì 42 fienili e casolari, con 95 vittime umane. In val Bognanco, fra numerosi laghetti, hanno un nome quelli di Ragozza, di Giavina sul versante svizzero, di Pajone chiuso fra rupi ertissime, e di Monsura sottesso il passo nevoso.
Come tutti i serbatoi della stessa natura, i bacini lacustri delle Alpi italiane servono da regolatori alle acque torrenziali che si riversano in essi. All'epoca delle piene, trattengono il soverchio della massa liquida, per restituirlo poi a poco a poco; la differenza di livello tra le loro acque di piena e quella di magra è perciò assai ragguardevole. Il Verbano ha veduto accrescere il livello ordinario delle sue acque persino di sei metri e l'emissario, in conseguenza, da una minima portata di 50 metri cubi al secondo, crebbe ad una di 4000. Durante queste piene terribili, il Ticino trasporta una massa d'acqua appena inferiore a quella del Nilo nelle sue condizioni ordinarie, e pure questo diluvio neppure costituisce la metà della massa liquida versata da tutti gli affluenti nel serbatoio lacustre.
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