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      Questi mutamenti sono stati però, come vedremo, massimi, nel corso dei fiumi veneti ed in quello del Reno, mentre il Po, in proporzione del suo bacino e della lunghezza del suo corso, è rimasto relativamente immutato. Senonchè la ricchezza e l'importanza delle città che sorsero sulle sue rive, la fecondità delle sue campagne, l'abbondanza e le variazioni frequenti della sua massa liquida, l'entità dei lavori intrapresi per la sua regolazione, attribuiscono un'importanza eccezionale al menomo dei suoi movimenti: il Po è il gran fiume dell'antico estuario adriatico; è il "padre" (pater Eridanus), come dicevano i Romani.
      Il torrente alimentato dalle nevi del Viso deve probabilmente alla bellezza di questo monte che ne domina le sorgenti, il fatto di esser considerato come il tronco maestro del gran fiume e d'imporgli il suo nome; la Macra, la Varaita, il Clusone ben potrebbero disputargli simile onore, perchè non sono meno ricchi d'acque e giunti nel piano recano non minore fertilità alle campagne per mezzo dei loro canali d'irrigazione. Il letto comune sarebbe ben presto esaurito se da tutta la cerchia delle montagne non scendessero altri torrenti, la Dora Riparia, la Piccola Stura, l'Orco, la Dora Baltea, alimentati dai ghiacciai del monte Bianco che occupano una superficie di 72 chilometri quadrati, da quelli del Gran Paradiso ancora più vasti e da alcuno dei campi di ghiaccio del Monte Rosa. Vengono inoltre al nord la Sesia e al sud il Tanaro che raccoglie nel suo letto l'acqua dell'Apennino e quella delle Alpi.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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