Molto varia è la profondità delle acque; nelle massime magre non supera presso Torino metri 1,80, 6 a Casale, 9 al confluente del Ticino, da 7 a 10 sino alla foce: però in qualche punto si hanno profondità eccezionalmente assai maggiori, come quella di 25 metri a Serravalle, presso Mantova. Assai varia è la larghezza, fra 100 e 500 metri in magra (265 metri a Mezzana Corti, 478 alla Becca), che diventano presso a 1000 nel Po di Maistra, mentre nella massima piena l'acqua misura fra le sommità arginali che la contengono sino a quattro chilometri. Il Po non è, a dir vero, un fiume pensile, perchè in nessun punto del corso le acque di magra e tanto meno il suo letto superano il livello delle campagne; ma da Pavia al mare quasi sempre vi sovrastano gli argini, tra i quali la gran piena del 22 ottobre 1872 si elevò sulle vicine campagne di 3,72 metri presso Pavia, di 2,15 nel Polesine, di 6,78 a Guarda mantovana, con un massimo spessore d'acqua di 16,36 m. nel Polesine, di 8,87 sulla massima magra ad Ostiglia. La portata del fiume è di conseguenza assai varia: il Lombardini calcola una media di 1720 metri cubi al secondo: a Valenza fu calcolata fra 100 e 600 metri cubi, a Cremona, nella gran piena del 1872, si ebbero circa 8000 metri.
Il Po, durante queste grandi piene, che non sono rare, corrode il letto e le sponde, svolgendosi su terreni da esso accumulati e quindi facilmente soggetti all'azione delle acque. In gran parte del suo bacino cadono pioggie copiose, ed i periodi della maggior violenza loro coincidono talvolta coi disgeli di primavera che sciolgono le nevi delle Alpi e degli Apennini, e coi venti di scirocco che rialzano il livello dell'Adriatico, impedendo il deflusso delle acque alla foce.
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