Per fortuna non tutti gli affluenti del vasto bacino scendono insieme, imperocchè se gli apenninici non trovano ostacoli e vi si riversano precipitosi, i fiumi delle Alpi piemontesi seguono più lungo corso, ed i lombardi, anche in piena, sono trattenuti dai serbatoi lacustri, sì che entrano nel Po quando già sono passate le piene degli altri. Nondimeno nei due ultimi secoli si contarono oltre trecento piene del Po, il quale in nove secoli ruppe più che quattrocento volte gli argini da cui è trattenuto per 410 chilometri con uno sviluppo di oltre mille. Il Tadini ha calcolato che il Po trasporta ogni anno 40 e più milioni di metri cubi di materie alluviali, che le grandi piene raddoppiano ed oltre: si calcolò che una sola ne portasse tanta da riempiere tutta Milano dentro al Naviglio sino a coprire anche la più alta guglia del suo duomo.
Alle note "sorgenti del Po", al piano del Re, scendono le acque d'un ghiacciaio della falda nord-est del Monviso, per un torrentello che scende dal monte Granero e dal Meidassa, e sarebbe l'origine vera del Po. Molte altre acque sorgentifere e torrentelli raccoglie tra Crissolo e Paesana, scendendo a precipizio, nella valle breve, angusta, rigidissima, per aver pace appena al ponte di Revello, presso Saluzzo. Ed è talvolta, durante il sollione, la pace della morte, perchè le acque, dopo tanto correre a precipizio, scompaiono tutte, assorbite dalle prime arene o deviate ad inaffiare i colli, mentre dopo la Badia di Staffarda, coi primi affluenti, ricompaiono, crescono, reggono qualche piccola barca.
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