La Stura di Ala, oltre al villaggio d'Ala, tocca Mandrone e Balme, dove forma una pittoresca cascata; ivi le nevi nascondono nell'inverno, come in poche altre valli, i casolari, dove le donne, generalmente assai belle, attendono i compagni emigrati a Torino od in Francia, tra quelli che più soffrono la nostalgia. La terza Stura, di Groscavallo o di Valle Grande, tocca la borgata di Groscavallo dove fu alquanto spostata dalle frane che distrussero in principio del secolo decimottavo le due borgate contermini, uccidendo trecento abitanti; più oltre è il villaggio di Forno, uno dei più piccoli d'Italia.
L'Orco attraversa una valle orridamente pittoresca sin dalle sue origini nei laghetti di Cerrù e dell'Agnel, presso il colle del Nivolet; ingrossato da varii rivi, scorre placido nel bacino di Ceresole, ma poi prorompe furiosissimo di balza in balza, cozzando tra colossali macigni. Così forma una serie di rapide e di cascate sino a Noasca, dove ripiglia più tranquillo andamento, e si prepara ad accogliere la Noaschetta, la Soana, la Malesina, il Gallenga, il Mallone, per metter foce nel Po ad ovest di Chivasso, dopo un corso di 74 chilometri in linea retta. Le alluvioni di questo torrente sono spaventevoli, quando rotola massi immani, schianta alberi secolari, travolge ponti e capanne, variando talvolta il suo letto. Ma lascia limi fecondi, e talora pagliuzze aurifere per cui fu già chiamato l'Eva d'or, e l'Azarro nel secolo decimoquarto, un Balbo nel decimottavo additarono quelle miniere che solo la scienza moderna, co' suoi apparati elettrici, consentirà di coltivare con profitto.
| |
Stura Ala Ala Mandrone Balme Torino Francia Stura Groscavallo Valle Grande Groscavallo Forno Italia Orco Cerrù Agnel Nivolet Ceresole Noasca Noaschetta Soana Malesina Gallenga Mallone Chivasso Eva Azarro Balbo
|