L'edelweis leggendario (leontopodium alpinum) tappezza le roccie coi fiocchi grigi e lanosi, nato dalle lagrime di ghiaccio della dama bianca, seduta fra le nubi delle cime. Macchie di mughi, sempre più rari, confusi coi ginepri e coi rododendri, strisciano sulle roccie: sono avanzi di colonie straniere, giunte dalle estreme regioni del nord, superstiti dell'epoca in cui immensi ghiacciai coprivano le vallate dell'Europa centrale, colonie di fiori che ci trasportano a un tratto non solo nelle lontananze dello spazio, ma nella profondità dei tempi. Figli delle regioni artiche, vennero nei periodi remoti a rivestire le nostre valli, poi, al ritorno del clima più mite, rifugiaronsi sulle vette, ove, come ultime voci di estinti linguaggi, ricordano gli ultimi rivolgimenti geologici. Più su, verso le cime, è ancora un fascino di esili corolle, una folla di drabe, di nigritille, di driadi, di gerani, di primule, di silene, di cherlerie, di linarie; qualche dafne, qualche rododendro, qualche ginepro pigmeo, qualche salice nano; più su ancora, dove dalle nevi perenni resta libera appena qualche roccia a picco, tra i licheni, tra le parmelie, tra le umbilicarie, poche papilionacee, primule, genziane, poligoni, campanule, rosacee, sassifraghe, mandano al cielo estremi saluti, e come piccoli soli, capocchie d'oro di ranuncoli e pallidi crisantemi, ai cui petali quasi impercettibili la piccola mano di Margherita non potrebbe chiedere la risposta d'amore.(39)
N. 22 -- DOMODOSSOLA E VALLE DEL TOCE.
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Europa Margherita
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