Queste antiche credenze diventarono nel medio evo ancora più numerose e strane; quasi ogni albero ebbe un'anima e una leggenda, e geme, e manda parole e sangue, come gli sterpi dell'inferno dantesco. Per secoli furono conservati in Val di Susa il larice leggendario da cui San Giusto contemplò l'incendio e la ruina del suo convento, e un altro albero, all'ombra del quale egli passò trecento anni, ascoltando il canto di un uccello del paradiso. Le streghe del Canavese si raccoglievano intorno ai faggi, e su altri vivevano i Salvanelli, gli "uomini selvaggi", che in tutta la catena delle Alpi appresero ai pastori l'arte di fare i formaggi. Anche gli elfi di Alagna e di Macugnaga vivevano appollaiati tra i rami, e di là additavano per burla i tesori nascosti.
Ma non è necessaria alcuna leggenda a crescere la solenne bellezza della regione boschiva. "Lungi dai rumori delle città e dalla monotonia dei campi, l'animo nostro prova nel percorrere quelle selvose pendici una ineffabile sensazione di pace profonda, mista ad un certo che di gajo e di severo insieme. Sotto quella interminabile volta di frondi, di rado penetrata dai raggi del sole, il suolo, ogni sasso, i tronchi stessi, tutto si adorna di tinte gialle, glauche, verdi o nerastre, in singolare contrasto fra loro, impartitevi dagli svariati rivestimenti dei muschi e dei licheni; miriadi di eleganti cespuglietti, tra cui le anemoni, le campanule, la convallaria, l'eritronio e il ciclamino, sfoggiano le graziose corolle; e le felci, le eriche, il mirtillo, intralciano ogni tanto il passo, se pure il piede non si affonda entro verdi e soffici tappeti di muschi".(41) Domina generalmente una sola essenza, la conifera a foglie aciculari e persistenti, e la frondosa, a foglie piane e caduche, pini ed abeti di varie specie, larici, faggi, e più in basso, sotto ai mille metri, castagni, cerri, roveri.
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