Anche sugli eccelsi valichi alpini migrano nei due sensi montanelli, anitre, smerghi, che s'incontrano con allodole, rondini, ed altri canori insettivori, e sino alle vette si spingono i codibianchi, i fanelli, le passere. Una lucertola a ventre rosso striscia ancora sui sassi sino a tremila metri, le vipere si fermano a metà strada, abbondantissime su alcune prealpi denudate, mentre salgono più su rane e rospi, e brulicano nei più eccelsi laghi alpini squisitissime trote. E mentre i fiori alpini sono più gaj, le farfalle esposte a tante ruine di geli e di tempeste hanno le ali scialbe, smorte, nerastre; ed il profano ammira le magnifiche parnassie, le occhiute chionobe, le fosche erebre, dove lo scienziato studia i cicri glaciali, i corabi alpini, i pterostichi, gli alpei. Anche sulle vette più eccelse si trovano superstiti della fredda epoca, quando conchiglie artiche abitavano i mari del Piemonte, gli alci scendevano al Po, le renne pascolavano nelle radure delle foreste e nei laghi guizzava il lenuscus jeses della Norvegia. Sopra i quattromila metri vive tranquilla una turba di trenta specie di insetti, insieme a camosci perduti, a fringuelli spauriti, a farfalle e ditteri che cadono tramortiti sui ghiacciai travolti dalla tormenta o dall'uragano.
Sulle colline e nel piano la fauna del Piemonte non è gran fatto diversa da quella di tutta l'Europa centrale e delle altre regioni della pianura padana. Numerosi i pipistrelli, le talpe, il sorcio alpino, il mus agrarius; rarissimo il felis linx confinato nelle Alpi marittime.
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