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      I difficili valichi delle Alpi occidentali, assai pericolosi nell'inverno in causa della grande abbondanza delle nevi, sono battuti in quella stagione da Piemontesi che scendono a Marsiglia e nelle altre città della Francia meridionale; essi vanno in squadre numerose a prender parte ai lavori pubblici cogli operai francesi che li vedono di mal occhio in causa del ribasso dei salari dovuto alla loro concorrenza. Avvezzi ad una rigorosa frugalità, i Piemontesi possono accontentarsi di paghe meno elevate e allontanano per tal modo buon numero di operai provenzali dai centri di lavoro. Anche nella Svizzera i Piemontesi, insieme ai Ticinesi, fabbricano le case e compiono gli sterri per i grandi lavori pubblici. Essi emigrano persino nella Svezia; a Londra hanno suscitato più volte serie opposizioni da parte dei muratori inglesi, e li troviamo del pari nei lavori del canale di Panama e sulle ferrovie del Senegal e del Congo.
      A grandissima importanza è assurta in tutto il Piemonte l'industria. Poverissima rimane sempre l'estrattiva e meritano appena menzione le miniere di ferro ossidulato di Cogne e di Traverselle, di ferro oligisto di Bajo (Ivrea), di galena argentifera di Vinadio, di solfato di magnesio di Alba, ed alcune d'oro in Valle Anzasca e nella valle dell'Orco, povera cosa anche queste, specie a paragone d'altri tempi, quando una lex censoria ricordata da Plinio vietava di impiegarvi più di cinquemila operai. Le industrie metallurgiche sanno però trarre le materie prime dall'estero, e le officine della Mediterranea, gli arsenali militari, le fonderie, le officine di Savigliano ed altre minori, impiegano molte migliaia di operai lavorando non solo il ferro e i suoi derivati, ma il rame, l'amianto, il talco ed altri minerali.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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