Era una delle vie più consuete nel medio evo per le comunicazioni tra l'Alemagna e Venezia, e adduceva al passo di Gavia e al lago Bianco, a pochi passi da un giogo, chiamato, ne seppi il perchè, Testa da morto. Un altro lago, quello dell'opposto versante valtellinese, come cento altri, ha nome di Nero, ma è di un azzurro cupo, circondato da fiori delicati e belli, mentre anche qui il lago Bianco tolse probabilmente il suo nome dalla sabbia che ne ricopre il fondo. Tra i due laghi la leggenda pone una misteriosa relazione d'amore: quando tutto è coperto di neve, in mezzo alla desolazione del verno, lo spirito del lago Nero parla forse d'amore alla fata del lago Bianco. Sul valico del Bernina sono due altri laghetti, notevoli perchè il Nero manda le sue acque all'Inn, il Bianco, dieci metri più alto (2230 m.), all'Adda. Assai più importante è il lago di Poschiavo (962 m.), lungo due chilometri e mezzo e largo uno, con acque limpidissime e superbo dell'austera e melanconica bellezza. Occupava una volta tutte le verdi praterie che lo dividono da Poschiavo, fra alte e ripide sponde dominate da boschi secolari d'abeti.
Il Sebino o lago d'Iseo ed il lago d'Idro, alimentati dai ghiacciai delle Alpi Orobie e delle Camonie, presentano gli stessi fenomeni d'interrimento dei due maggiori. Il Sebino è lungo 25 chilometri e largo intorno a 5, con la forma serpeggiante, che lo rende più ancora d'altri somigliante ad un fiordo dell'estrema Norvegia, ricordo degli antichi mari, di cui rimasero anche in esso gli agoni.
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