Le masse d'acqua dei laghi, incassate lunghesso il margine superiore d'una landa uniforme di materie erratiche e incoerenti, non solo si effondono in fiumi, ma sembrano penetrare interne e sotterranee, stendendo fra le alterne ghiaie quegli strati acquei, che le annue nevi e le pioggie rendono più o meno copiosi, e che per la successiva inclinazione del piano si fanno sempre più prossimi alla superficie. Certo riempivano di stagni le pianure dove affluivano le acque, non per impedimenti recati dal suolo al loro deflusso, ma per la copia inesausta delle interne vene, che doveva suggerirne l'utile impiego, raccogliendole con le acque deviate dai fiumi in canali, in rivi, in roggie, ad avvivare l'industria con le potenti cadute artificiali, ad irrigare col lento deflusso le campagne. Un tempo servivano anche alla navigazione, quando i burchielli trascinati lunghesso gli argini sembravano già comodi mezzi di comunicazione agli avi di noi moderni, insofferenti delle ferrovie lente, e dei regolamenti che impediscono di correre a scavezzacollo sugli automobili. Il Naviglio Grande dal Ticino, presso Tornavento, sino a Milano, fu tra i primi aperti, mentre del nostro secolo è il Naviglio di Pavia. Altri Navigli furono anzitutto aperti per la navigazione, quello di Paderno, che consentì di superare le rapide dell'Adda, quello della Martesana che da Trezzo a Milano mette, si può dire, in comunicazione il Lario e il Verbano. Per irrigare le campagne sono stati invece costruiti la Muzza con le acque dell'Adda, la Fusia e il Naviglio di Cremona con quelle dell'Oglio, la Vettabbia con quelle del Seveso, e quasi ai dì nostri il canale Villoresi, che trae dal Ticino le acque per cui diventò irriguo anche l'alto Milanese.
| |
Naviglio Grande Ticino Tornavento Milano Naviglio Pavia Navigli Paderno Adda Martesana Trezzo Milano Lario Verbano Muzza Adda Fusia Naviglio Cremona Oglio Vettabbia Seveso Villoresi Ticino Milanese
|