Così chi fugge la tetra Via Mala e le valanghe dello Spluga o discende i pericolosi sentieri che mettono nella valle dell'Adda, si riposa nella deliziosa Tremezzina, ovvero calando dalle vette del Baldo, dove coglieva l'arenaria bavarica, la pallene spinosa, il citiso purpureo, scorge già tra le fessure delle rupi di Limone i fiammeggianti mazzi dell'oleandro e nei ridenti anfiteatri della riviera si vede innanzi, come gli immensi colonnati di Persepoli, le bizzarre fabbriche degli agrumeti, e tutto intorno annidarsi il delicato fiore del cappero, con una continua selva di lauri, di cedri, di aranci, che alternano la lucida fronda con le tinte grigie degli oliveti e diffondono aure balsamiche sotto un limpido cielo. E chi da qualche seno più riparato dei laghi lombardi si misura coi giganteschi candelabri delle agavi, si nasconde nei boschetti di annose magnolie, di cinnamomi, di pimenti, di lauri vetusti, può credere di essere trasportato da una magica potenza sulle rive dell'Indo o nelle isole del tropico.
Non molto diversa dal Piemonte è la flora delle Alpi e delle Prealpi lombarde, e così hanno una loro propria vegetazione, le pianure fertili e le rive dei laghi, le lande e le brughiere, le paludi e i canneti, mentre vi sono piante, come l'arenaria serpyllifolia e l'alsine media, che vivono dovunque, senza odio e senza amore di acque o di terre. Anche in Lombardia ritroviamo più frequenti le piante fanerogame sul suolo calcare dei monti e su quello arenoso delle pianure, mentre la vegetazione più folta e rigogliosa segue le roccie granitiche più abbondanti di sorgive ed i terreni argillosi più tenaci nel serbare l'umidità. Anche la formazione jurassica, sotto il blando influsso delle acque dei laghi, offre una bellissima serie di forme vegetali, come si rinvengono soltanto sugli scogli della Provenza e dei Pirenei.
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