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      Più numerosi furono verso oriente i Veneti, che certamente passarono il Mincio e si insinuarono fra Liguri ed Umbri, temperando a maggior dolcezza i loro idiomi. Anche la lega etrusca spinse le armi a settentrione dell'Apennino fino alle Alpi e all'Adige, fondandovi dodici città o piuttosto stazioni commerciali, perchè nessuna ci rivelò quei tesori d'arte ond'è ricca l'Etruria. Le Prealpi, colle loro cime alte, fredde, inabitabili, che dividono le terre e non le collegano, e le valli appartate, anguste, in quei tempi quasi senza agricoltura e senza commercio, non consentivano grandi aggregazioni di uomini, nè erano quelli i luoghi dove le menti potessero avvicinarsi e scaldarsi, e inventare leggi senza esempio ed arti senza modello, così lungi dalle grandi vie commerciali e dal mare. Ma prima che la consuetudine colle città etrusche avesse del tutto ingentiliti i circostanti aborigeni, cominciarono ad inoltrarsi tra noi dall'Armorica e dalle Isole Britanniche i Celti, che vivevano in pastorizia, senza città, senza privato possesso, in clani o comunanze di famiglie, dimorando per lo più all'aperto, lunghesso le acque o in tuguri rotondi, costruiti di tavole o di graticci con terra pesta, con acuto tetto di strame. Passavano fra le città che non sapevano espugnare, e i cui abitanti dalle mura potevano ascoltare senza spavento le strane voci ed i barbari canti di guerra, sino a che nelle sedi dei loro brenni e delle loro adunanze militari sorsero altre città come Breno, Cividate e la stessa Mediolano.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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