Pochissimi si esportano, mentre se ne traggono da altre regioni d'Italia per correggere i propri e alimentare l'industria, che è fiorente, della produzione e del commercio del vino.(89)
In Lombardia incomincia a far capolino, sulle rive dei laghi ed in qualche altra plaga favorita, la coltura dell'olivo e degli agrumi: trattasi appena di 4000 ettolitri d'olio e di quattro milioni di limoni e d'aranci; pure le due colture sono già la ricchezza di più d'un comune. Primeggia la Lombardia, e di gran lunga, per la coltura del gelso; la produzione dei bozzoli negli ultimi quattro anni (1896-1899) oscillò intorno a 16 milioni di chilogrammi, più di due quinti dell'intera produzione italiana.(90) Anche in questo prodotto la provincia di Milano, con 3,223,000 chilogrammi nel 1898, sovrasta a tutti: viene ultima quella di Sondrio, che di rado supera i 100,000. Ragguardevole spazio dedica la Lombardia ai prati naturali e artificiali; possiede anzitutto 30,000 ettari di prati artificiali e irrigui, che possono dare sino a 116 quintali di foraggi per ettaro, mentre dai prati naturali se ne traggono 50 a 30, secondo sono o no irrigati, e dagli artificiali non irrigui più di 60. I prodotti dei latticini ammontano ogni anno a 40-50 milioni di lire, divisi quasi tutti gli anni in circa 23 milioni di formaggi, 20 di burro e due o tre di ricotta e latticini diversi; lo stracchino, tratto dal latte delle vacche stanche nelle fermate che interrompono le periodiche migrazioni tra la montagna e la pianura, il grana o lodigiano, che si fabbrica specialmente sui prati irrigui delle provincie di Milano e Pavia, sono celebri in tutto il mondo, come in gran fama salirono i caseifici e le latterie di Carate Brianza, Locate Triulzi e cento altri, che coi prodotti eccellenti vincono anche le diffidenze onde furono colpiti i burri lombardi dopo il largo uso della margarina e delle altre falsificazioni.
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