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COMO. - VEDUTA GENERALE DELLA CITTÀ.
[vedi figura 277.png]
La più ridente delle provincie lombarde ed insieme la più varia è certamente quella di Como, che ha, essa sola, più di 500 comuni, dei quali appena 14 superano i 3000 abitanti e 31 neppure arrivano ai 300. Como sorge all'estremità del braccio più lungo del lago a cui dà il nome, tra le ultime falde del Baradello e quelle del monte di Brunate, sicchè i poeti chiamarono lunata la bella città, su cui, fra i lunghi comignoli dei numerosi opifici industriali, spiccano annerite dai secoli le vecchie torri e la mole gloriosa del duomo. La vegetazione di tutto quell'antico fondo lacustre, in mezzo al quale sorge la città, è lussureggiante, e fra il verde intenso dei prati, dei campi, degli alberi fitti, di cui sono ricoperte le circostanti morene, appaiono numerose le ville, le frazioni, i sobborghi popolari di Como, cinta ancora per tre lati dalle antiche mura ricoperte di edera. È una delle più antiche città della Lombardia, già prospera quando Roma ancora non era, mentre diede poi a Roma i due Plinii. Sostenne lunghe e frequenti guerre con Milano, cui legò poi le sue sorti soffrendo insieme le medesime servitù. Ma più che nella storia politica, Como va famosa in quella delle arti per i suoi Maestri Comacini, che si resero celebri in tutta l'Europa, per l'industria serica in cui gareggia anche oggi colla stessa Francia. Gloriosa opera di quei Maestri è il duomo, iniziato quando essi cominciavano a ribellarsi alle fredde simmetrie gotiche, continuato durante il periodo glorioso del Rinascimento, compiuto con la cupola barocca del Juvara.
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