Ci basta infatti risalire l'Isarco (Eisack) e la Rienz che vi confluisce fino a Toblacco, discendere lunghesso la valle della Drava sino a Villaco, girare intorno al Triglavo, per seguire la Sava sino a Lubiana e cercare nell'altipiano carsico la più diretta via per Porto Re, passando dalla sella di Loque, il punto più elevato delle Alpi che cingono da questa parte l'Italia. A questa linea G. Marinelli assegnava una lunghezza di 584 chilometri, suddividendola in tre zone: le Alpi veneto-trentine fra l'Adige ed il passo di Monte Croce; le Carniche fra le valli del Piave e della Drava e quelle del Fella e del Gais, e le Giulie, oltre il passo di Camporosso. Ciascun gruppo ha le sue prealpi nettamente distinte, come da quelli e da queste si stacca, per gli specialissimi caratteri morfologici e geologici, l'altipiano del Carso.
Le Alpi veneto-trentine si dividono in diversi gruppi, alcuni dei quali presentano grandi colossi piramidali coperti di neve gli orli e la parte superiore, separati da lunghe frane, e tutta una selvaggia bellezza di pinnacoli irti, sovrastanti alle azzurre conche di ghiaccio e alla vasta pianura di neve, che mancano affatto nelle prealpi. Nel plesso occidentale prevalgono le roccie più antiche, porfidi, graniti, scisti, filliti, mentre il gruppo orientale è il regno pressochè assoluto della dolomia, che gli dà la spiccata bellezza delle forme ed è cagione massima di rapida decomposizione; l'uno è veramente trentino, l'altro gruppo costituisce le Alpi bellunesi, che appartengono nella maggior loro estensione all'Italia.
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