Il Canino
Come fantasma ripido si elevaGiganteggiando sovra l'Alpe Giulia
Ne l'aere terso, splendido di neve;
i suoi ghiacciai, minutamente studiati dai due Marinelli, illustratori infaticabili di tutta la regione, sono i più orientali d'Italia. Le Giulie orientali hanno ancora le vette del Tricorno, del Mangart, del Krn, col suo profilo napoleonico, ed alcune altre superiori ai 2000 metri, ma poi scendono ai verdi altipiani, al bosco di Tarnova, al pianoro di Locavez, colle vallette, le conche, le caverne, gli imbuti su cui lottano le conifere e i faggi. Qui nessuna vetta raggiunge i 1500 metri, essendo di poco inferiore il Monte Calvo, come nel vicino tarso si eleva appena a 1300 il Nunos, il Mons Regius, una delle molte sulle quali sarebbe salito Alboino per guardare in giù e proclamare "questa terra è mia", cioè l'Italia terra di conquista. In tutta la regione, l'uomo lotta per decifrare il segreto di una idrografia misteriosa e per restituire alla terra l'antico ammanto di boschi per cui pareva impenetrabile alle legioni romane. Oltre la via Postumia, essa assume ancora carattere alpino, e si eleva sino a 1796 metri colla piramide del Nevoso, l'ultima vetta del Carso Liburnico e delle Giulie, dalla quale digradano i monti della Vena, quello di Caldera e le colline terziarie della penisola istriana, povere d'acqua, aride, uniformi, come per spingere le loro genti a fuggire i soffi boreali delle terre slave, per i riflessi azzurri dell'Adriatico e gli olezzi delle rive italiane.
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