Un affluente del Fersina, il Costa, è alimentato dai tre laghi di Madrano, di Canzolino e di Costa, piccoli i due primi, coperto di una fitta vegetazione palustre il terzo, tutti tre della complessiva superficie di 0,072 chilometri quadrati. I laghi di San Mauro, di Lazes e di Santa Colomba, chiusi nei bacini di porfido, alimentano varie sorgenti le cui acque scendono all'Avisio ed al Fersina.
Appartengono al bacino della Brenta i laghi di Caldonazzo e di Levico anch'essi, come tutti gli altri di queste Alpi, impiccioliti dalle progressive alluvioni. Alla fine del secolo decimottavo, il primo si estendeva fin presso Pergine ed era circondato da vaste paludi; queste, con la più viva opposizione dei contadini che vi raccoglievano le canne, sono state prosciugate per iniziativa di Tommaso Maier, coll'abbassare il letto dell'emissario; da sei chilometri quadrati, il lago si ridusse a poco più di quattro, e ridenti campagne si distendono ove erano paludi coperte di carici. Ad un chilometro appena la Brenta entra nel lago di Levico, lungo quasi tre chilometri, con una larghezza massima di 100 metri e rive assai ripide, con le acque a vari riflessi, dal verde chiaro al giallo aureo; le acque dei due laghi gelano incompletamente nelle fredde vernate. Il lago di Lavarone, una dolina alle falde del monte Horst, è pieno di rami e tronchi d'albero che i contadini pescano per scaldarsi l'inverno, ed alimentato da una voragine artificialmente allargata per muovere un mulino. È un vero lago carsico; la leggenda narra di due fratelli che si contendevano aspramente per un bosco, il quale, per un divino castigo, piombò nel lago dove tuttora si vede.
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