Non pochi altri laghi di questo bacino sono scomparsi, lasciando paludi o prati acquitrinosi: quello di Rebrut, distrutto dalle piene del 1882 e del 1888, era stato formato da successive frane; la più terribile, nel 1825 distrusse campi, casali, bestiami ed uomini; nel 1826 una nuova piena spezzò la diga, e le acque seppellirono sotto la ghiaia le frazioni di Ponte e di Remissore, costringendo a fuggire più in alto persino gli abitanti di Canal San Bovo.
Nella valle dell'Avisio, il lago Brun è tutto nascosto dalle erbe, il Lago Santo si formò come quello di Lavarone, ed ha del pari la sua foresta subacquea. Il lago di Calaita, presso San Martino di Castrozza, si va rapidamente prosciugando; il lago di Antermoja (m. 2495) è uno specchio tranquillo d'acque limpidissime, in cui si riflettono i prismi, le guglie, gli schienoni dei circostanti dirupi, e le rive sono tutte frantumi di roccie e di sassi; il lago di Carezza riflette invece, nelle sue acque di un cupo verde, gli alberi della conca boscosa che lo circondano. Incantevole è il laghetto di Pradidali, incorniciato dalle cime più superbe del gruppo delle Pale, fra un fantastico accavvallarsi di rupi appena infiorate dai cuscinetti della silene acaulis; ma nessun lago delle Alpi raggiunge forse la bellezza di quello d'Alleghe. La notte dell'11 gennaio 1771 una parte del monte sovrastante al Cordevole precipitò a valle e seppellì 49 persone, arrestando per tre mesi il corso del fiume, e formando un lago profondo 90 metri. La frana seppellì i tre casali di Riese, Marin e Fucine, le acque sommersero i villaggi di Torre, Costa, Soracordevole e Sommariva, i cui abitanti si salvarono sul monte.
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