Danni ingenti soffrì in quell'occasione anche Verona, dove fu seriamente minacciata una parte della città, sì che poi si costruirono i robusti muraglioni, che frenano il fiume. Nelle provincie trentine e tirolesi ruinarono villaggi interi e furono gittati nella miseria migliaia di abitatori, con danni di oltre trenta milioni di nostre lire. Del resto, nessun fiume ha forse piene più frequenti; il secolo XIX ne vide in media da tre a quattro l'anno, e la storia degli ultimi tredici secoli registra 150 rotte, tutte più o meno disastrose. I grandiosi lavori, compiuti nel Trentino per prosciugare le paludi che si estendevano sulle due rive dell'Adige, ne hanno notevolmente ristretto il letto di piena, sì che ora scende sempre più minaccioso a Verona. Questi lavori contribuirono anche a migliorare la navigazione; ma essa diventa importante soltanto a Verona, dove l'Adige è altresì pieno di molini natanti, e più ancora presso Legnago, di dove è attivamente percorso da navi di 50 tonnellate fino al suo sbocco nell'Adriatico.
L'Adige ha numerosi affluenti, ma quasi tutti sul territorio italiano soggetto all'Austria o nel Tirolo e che descriveremo brevemente. L'Eisack o Isarco è il principale, se, a giudizio di taluni geografi, meriterebbe di dare il nome al maggior fiume. Sul territorio trentino, l'Adige riceve il Noce, che nasce a 2670 metri, alle falde del Corno dei Tre Signori, ed attraversa la Val di Sole, ricca di numerosi affluenti; poi l'Avisio, coi tributari impetuosi e il vasto cono di dejezione, largo più di un chilometro alla base, che si dovette contenere con la serra di San Giorgio, alta 20 metri e lunga 60, a quattro chilometri da Lavis, affinchè l'immensa quantità di macerie alpine recate dal fiume non facesse diga allo stesso Adige, già spinto contro le pareti occidentali della valle.
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