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      Ivi essa volge decisamente al sud, per accogliere poco oltre il confine del regno il Cismon, lungo 51 chilometri, uno dei più temuti torrenti delle Alpi per la congerie infinita di detriti recata dalle sue piene. Basti che da una media di 12 metri cubi al secondo può salire in queste a 420, donde il proverbio, che la Brenta non sarebbe tale "se'l Cismon no ghe des na spenta". Con meno rapido declivio, incassata fra le pareti dell'altipiano dei Sette Comuni e la Grappa, la Brenta percorre i 29 chilometri sino a Bassano, poi s'allarga sino ad un chilometro o si restringe fra gli argini robusti a 100 metri, rallentando sempre più il corso, ed a Strà si divide in due rami, uno dei quali sbocca nella laguna presso Fusina, l'altro si perde in ampie valli, risalendo sino a Codevigo il flutto marino.
      La pendenza della Brenta in nessun punto supera gli 8 metri al chilometro, nondimeno è uno dei fiumi più ruinosi e violenti nei periodi di piena, per effetto dei suoi affluenti alpini; questi recano enormi congerie, le quali si assottigliano e si trasformano nel fango onde il fiume accresce il suo delta di circa 100 metri l'anno, con una massa di oltre 1,500,000 metri cubi. La Brenta serve alla fluitazione del legname, che dopo la confluenza del Cismon si raccoglie in zattere, e subì per opera dell'uomo grandi trasformazioni, che ne prosciugarono le paludi, ne regolarono e frenarono il corso. Essa è anche sbarrata artificialmente presso il confine del regno per servire a scopo di difesa militare.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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