All'uscita di codesta gola, l'Isonzo andava a gettarsi nel Natisone, il quale, riunito agli altri fiumi di questo versante delle Alpi, bagnava la mura d'Aquileia, portando al mare una massa d'acque che per lungo tratto poteva essere rimontata dai navigli. Costretto a mutare il suo corso e sfuggire da una gola che misura appena 6 metri su 28 di profondità, l'Isonzo scorre verso il sud, per riversarsi colla Wippach in un altro lago, già tributario del Timavo per vie sotterranee. Ma questo lago si è vuotato come il primo, e l'Isonzo ha potuto entrare nella bassa pianura per scendere, fiume indipendente, verso il mare sovra un letto che non cessò mai di spostarsi grado a grado verso l'est. Nel 1490, si gettò bruscamente in questa direzione e fu causa di gravi disastri. Da quell'epoca, lavorò a creare davanti alla baia di Monfalcone la penisola di Sdobba, ed a riunire i minori isolotti alla terraferma.
Il Tagliamento ha la sua sorgente più oltre dell'Isonzo nel cuore delle montagne, le cui alte valli ricevono annualmente una quantità di piogge considerevolissima, per cui è un lavoratore ancora più attivo del suo vicino del confine. All'uscita dalle strette gole nelle quali è racchiuso il corso superiore, esso ha depositato nella pianura una enorme massa di detriti, che trasporta ora a dritta, ora a sinistra, devastando tutto colle sue piene a lasciando un deserto di ghiaia dove prima erano prati e campi coltivati. Mentre in estate la sua massa liquida ridotta a piccoli fili d'acqua va serpeggiando fra i sassi e le ghiaie, dopo le grandi pioggie scorre come un fiume potente, largo parecchi chilometri, tanto più formidabile, quasi sospeso com'è sopra le campagne delle sue rive; il piano della città di Codroipo è 9 metri più basso del suo letto.
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