Presso San Canziano si inabissa nelle celebri grotte che offrono per un chilometro i più orridamente belli spettacoli, e poi scompare, come tante altre acque delle Giulie, per bagnare le viscere dell'altipiano o consolidare, coi pulviscoli calcari di cui è pregna ogni goccia, le colline crivellate di meravigliose caverne.
Tutto il tratto di spiaggia, lungo oltre 450 chilometri che corre dalle sorgenti del Timavo a maestro di Pesaro, si può dire opera di questi fiumi e degli altri che scendono dall'Appennino alla Romagna.(142) In tutta quell'ampia curva, che ha una corda di oltre 200 metri, non si trova una sola roccia, nè il più breve tratto di costa a picco; il litorale è tutto un succedersi di melme basse, uniformi, di dune più o meno coperte di pinete, di banchi sabbiosi, di lidi rotti da porti e delta fluviali. Dietro questi cordoni litorali, su di una lunghezza che raggiunge in qualche punto i 35 chilometri, si succedono le lagune di Marano, di Caorle, di Venezia, di Chioggia, di Comacchio, orlate e talvolta alternate con stagni e paludi, valli da pesca e da caccia, dune ed altri simili fenomeni. Si valuta a più di 1500 chilometri quadrati l'area occupata da questi acquitrinii, che forma, in largo senso, l'estuario veneto ed è tuttora attraversata da alcuni dei fiumi che contribuirono a crearla.
Poche altre lotte più accanite ricorda la storia del globo, di quella combattuta dall'uomo contro questi fiumi del Veneto, che condusse talvolta anche a vere guerre civili. Così la Brenta sboccava una volta a Fusina, nell'estuario veneto, ed i suoi interrimenti colmavano i fossi di scolo ed ammorbavano l'atmosfera.
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