Il Veneto è una delle regioni meglio conosciute d'Italia per gli studi geologici. Le rughe o fratture che determinano le valli si mantengono anche in questa regione, talora allargandosi in depressioni considerevoli, come quella di Belluno, e più come quelle della Valsugana, complicate da singolari fenomeni di scorrimento e dislocazione, con fratture parallele all'asse stratigrafico. Altre percorrono la cupola delle montagne veronesi, traversano il Baldo, strisciano a levante dei Berici, rendono sconnesso il terreno sul quale si succedettero le manifestazioni terziarie del vulcanismo, colle eruzioni basaltiche, e colle successive delle trachiti, delle fonoliti, delle perliti degli Euganei. Di questo vasto edificio vulcanico sorto sulla penisola di roccie sedimentari resta appena lo scheletro. Assai prima, tra queste eruzioni e le porfiriche del Trentino, si ebbero gli espandimenti delle valli di Fassa e di Reibl, del bacino di Recoaro, di varie valli del Friuli. Già abbiamo descritto le più singolari formazioni delle Alpi dolomitiche, che il geologo De Richthofen ed altri scienziati ritengono antichi isolotti di corallo, atolli sollevati dal fondo dei mari a due o tremila metri. Checchè ne sia, queste montagne aggiungono alla bellezza naturale di tutte le regioni alpine la più grande originalità di colore e d'aspetto. Come nella Svizzera e nell'Austria, sul versante settentrionale delle Alpi, le prealpi del versante italiano sono in gran parte composte da formazioni geologiche, sempre più recenti man mano che ci si avvicina alla pianura alluvionale.
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