Poi venne il periodo glaciale, e quindi una rapida trasformazione della flora; si determinò così l'origine delle piante alpine, perchè nel Veneto abbiamo oggi quattro distinte regioni botaniche: alpina, montana, padana e sommersa, mancando la regione sempreverde delle rive del Mediterraneo, dei laghi, e dell'Italia peninsulare. Sopra il limite delle nevi eterne vegetano poche crittogame, mentre al disotto di esso troviamo subito larici e festuche, poe e triseti, l'edelweiss seducente ed i compatti cespugli delle androsacee e degli astragali, che coi licheni ed i muschi chiazzano di verde le rosee pareti delle roccie e i nudi ghiajoni. Sulle dolomiti si trovano tutte le specie caratteristiche di questa formazione, e non poche piante rare, come la primula tirolensis; ad oltre 3000 metri, sulla Pala di San Martino, si trovò il physeuma comosum, ma in generale la flora dolomitica è povera, dove se ne tolga qualche sito speciale, come quel tratto della valle del Cismon che va da Primiero al Passo di Rolle. Altre montagne sono celebri per la ricchezza della flora: il Monte Baldo, da cui furono denominate nuove specie di anemoni e di carici, e il gallium baldensis; il Sumano, dove crescono bellissimi fiori che lo rendono nel maggio convegno preferito di botanici e di alpinisti, e numerose piante medicinali. Alcune piante sono esclusive di determinate località, come la Wulfenia carinthiaca del Nassfeld, che fece di questo monte della Val del Ferro una specie di Mecca dei seguaci di Linneo, sui prati coperti dei grappoli dei più bei fiori azzurri; l'alyssum glemonense, che vegeta nelle fessure delle roccie presso Gemona, un carice, che ha le spighette divergenti come le dita d'un uccello, ed una specie tutta veneta della rosa alpina, che abbonda specialmente sui monti di Recoaro, il rhododendrum chamaecistus.
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