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      Oggi la fauna non solo è lontana dall'offrirci alcuna di queste singolarità, ma neppure si può dire diversa da quella delle altre regioni delle Alpi e del bacino del Po. Le varietà climatiche determinate dalle variate altitudini e dalle condizioni orografiche resero possibili numerose specie diverse, come la segregazione di recessi lontani da ogni umano consorzio consentì la conservazione di molte fra esse, che la presenza dell'uomo basta a distruggere. Ancora nel 1817 si ricorda in Val di Fassa una terribile irruzione di lupi, e sulle alte vette, nei luoghi meno accessibili ancora s'inerpica il camoscio, mentre il capriolo si trova di raro nei grandi boschi di conifere. Comune è la volpe, oggetto di infiniti racconti e terrore dei fanciulli, frequenti i tassi, cacciati con furore dove danneggiano i raccolti. Nelle prealpi orientali non mancano faine, puzzole, ermellini, martore, queste ultime rarissime. Lepri candide nell'inverno e grigio-oscure l'estate scendono sino ai campi coltivati; gentili scoiattoli si arrampicano sulle grandi conifere, toporagni si celano nel fitto dei boschi. A cotesti quadrupedi si aggiungano tutte le specie comuni utili all'uomo e ad esso domestiche, che vivono con noi o salgono l'estate i pascoli delle montagne.
      Rettili di varie specie abbondano nelle caverne, sui monti, nei boschi dove hanno oscurità, sicurezza, cibo sufficiente: vipere e lucertole, il serpente uccellatore e l'innocuo orbettino, rane e rospi, salamandre e tritoni. Quasi tutti i laghi e i torrenti hanno la trota, che però in alcuni non ha potuto allignare e in altri si coltiva artificialmente con gran profitto al pari dei marsoni.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





Alpi Val Fassa